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Arrivammo così al febbraio 2010.  Il lavoro fatto in poco più d'un mese aveva dato i suoi frutti. Raffaella era immersa nel progetto.  Aveva eliminato i vari corteggiatori bianchi che le ronzavano intorno, veniva a casa mia spessissimo per le sessioni d'addestramento - occasione in cui ripassavo con l'henné il marchio â™›QoS♤ sulla caviglia destra. Su internet avevo acquistato dei tattoo temporanei che, se applicati correttamente, potevano passare per tatuaggi veri e duravano una decina di giorni. Avevamo convenuto che, per l'intera durata del Progetto Black, la monella avrebbe sempre indossato il segno, a ricordare la sua consacrazione ai Neri in modo inequivocabile.

Tatuaggi trasferibili

Su mio suggerimento Raffaella s'era iscritta in palestra per aumentare la resistenza fisica ed in particolare s'era segnata ai corsi di stretching allo scopo di rendere i muscoli più elastici. Infatti nei mesi a venire avrebbe fronteggiato un'intensissima attività sessuale con uomini dotatissimi, pesanti, e carichi di testosterone che l'avrebbero fatta rimbalzare come una palletta.  Ci eravamo anche iscritti ad un corso di balli latino-americani, che frequentavamo insieme ed ogni tanto andavamo nei locali a ballare la salsa.  Così facendo, cosa più importante, avevamo stabilito un clima di assoluta fiducia e fortissima intesa.

 

Era arrivato il momento di dare una svolta concreta al Progetto Black. Decisi quindi di portarla fuori.  Le mete erano i locali frequentati dai ragazzi di colore, i ristoranti etnici che abbondano nella mia città, e i luoghi di ritrovo di persone africane intorno alla stazione, ma anche i moltissimi siti delle nostre zone dove i turisti stranieri abbondano. Queste uscite serali, che noi chiamavamo "safari", avevano lo scopo di abituare Raffaella ad esibirsi ed esporsi (in realtà è molto timida!), e farla gradualmente entrare in contatto con maschi neri. 

In particolare m'ero informato sui locali frequentati dalla comunità nera - così spessissimo portavo Raffaella ad alcuni locali etnico-chic dove dopo cena si ballava. Il successo di quelle serate andò oltre le più rosee aspettative: la musica era bellissima, i locali erano sempre strapieni e frequentati da persone di buon livello. Queste feste etniche erano occasioni perfette per far annusare alla monella un po' d'atmosfera Black e per stringere nuove amicizie... selezionare, e scambiare numeri di telefono che da lì a breve sarebbero tornati utilissimi.

 

 

 

 

 

Raffaella (in basso a sx) entra a far parte della tribù

 

La incitavo a danzare come se fosse un rituale animalesco di seduzione e corteggiamento. Durante gli incontri a casa mia avevamo messo a punto una coreografia di danza che tornò utilissima. Era uno spettacolo vedere quella bella e delicata sciamana bianca ballare scatenata in mezzo a quella tribù di uomini grossi e scuri, passando da un partner all'altro fino a notte inoltrata, come se fosse un accoppiamento sessuale senza fine. Il desiderio di coito interrazziale si percepiva fortissimo - quella danza tribale fu una simbolica anticipazione di ciò che il futuro aveva in serbo.

 

 

 

 

 

 

 

Le serate di safari

 

 

Sceglievamo con cura l'abbigliamento per i safari, che doveva essere sexy ma non volgare. Per attrarre l'attenzione dei Blacks prediligevamo capi che facevano riferimento all'Africa: vestiti leopardati o zebrati e gioielli etnici. Questo modo di vestire donava talmente tanto a Raffaella, che lo adottò come look anche per il giorno.  Ma la sera, sotto il vestito, in modo discreto e previa pulizia mediante clistere e supposta di glicerina, le facevo indossare un buttplug (nero) che la stimolava ad ogni passo e le ricordava sempre quale fosse lo scopo ultimo del nostro Progetto: accogliere la sessualità Nera. E naturalmente ci accertavamo che il disegno â™›QoS♤ sulla caviglia fosse sempre ben in vista! Attraverso l'immagine Raffaella dava messaggio di disponibilità.

 

 

 

Il nuovo look diruno

 

Durante i safari le indicavo come muoversi e le suggerivo come comportarsi; chiaramente le stavo sempre vicino in modo che si sentisse protetta. Ma, devo dire, non abbiamo mai avuto problemi o situazioni di "pericolo", anzi tutte le persone di colore con cui siamo entrati in contatto durante tutto il Progetto Black si sono dimostrate persone educate e garbate.  Infatti più in là cominciai ad incoraggiare la monella a fare dei safari da sola.

 

Oramai Raffaella si comportava con naturalezza e disinvoltura negli ambienti Black, aveva imparato ad approcciare gli uomini di colore ed aveva oramai vinto le sue timidezze, anzi s'era anche fatta delle amicizie.  Insomma aveva annusato il black, l'avevo tenuta a rosolare a fuoco lento... non vedeva l'ora di cimentarsi con un vero pisello nero. Era pronta a mettere a disposizione tutta la sua prorompente sensualità.

 

Una sera organizzai un aperitivo per presentarle i miei amici Blacks della palestra, e Raffaella provò attrazione per uno di loro in particolare. Decisi che sarebbe stato lui il primo a riempire di cioccolata la bocca della monella.

 

 

 

 

Raffaella e l'amico di palestra

 

 

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